La parte per il tutto
Pierre-André Taguieff (Le racisme, 2016) spiega come nel razzismo un individuo venga ridotto a rappresentante del gruppo (sociale, culturale, religioso) di appartenenza attraverso un processo di “essenzializzazione”:
“Innanzitutto una categorizzazione essenzialista degli individui o dei gruppi, che implica la riduzione dell’individuo allo statuto di un qualsiasi rappresentante del suo gruppo di appartenenza o della sua comunità d’origine elevata a comunità di natura o d’essenza, fissa e insormontabile. […] L’appartenenza non viene pensata solamente come se potesse predisporre il pensiero, come uno stile e come un insieme di contenuti ma anche come una normativa. […] Il che porta a disindividualizzare l’individuo. La conseguenza decisiva di questa essenzializzazione è l’assolutizzazione della differenza tra gruppi umani distinti o percepiti come reciprocamente irriducibili".
Scompare l'individualità e vengono considerate irriducibili le differenze con gli altri gruppi.
Ma è davvero possibile credere che qualcuno possa essere la summa di un popolo, una sineddoche (la parte per il tutto)? Davvero, insomma, si può fare di tutta l'erba un fascio?