'Invasi' dagli immigrati

Le nostre società sono "invase" da stranieri.

Partiamo subito da una posizione di difesa. Ci sentiamo attaccati. E' la sensazione comune rispetto all'arrivo di persone con un portato culturale diverso dal nostro, ma non per questo aggressivo. 

Questa barricata che immediatamente alziamo tra "Noi" e "Loro" ha un vantaggio inaspettato: più che separarci ci dà l'occasione di capire chi siamo. E non è proprio così scontato visto che fino a quel momento di confronto lo avevamo dato per scontato e, nella maggior parte dei casi, nemmeno ci eravamo posti il problema.

Possiamo relativizzare. Cioè possiamo renderci conto che tutto è relativo, che le definizioni sono un concetto mobile, variabile, occasionale.

Spesso l'esperienza personale fa cambiare idea rispetto a quella che è la considerazione generale.

Così come la percezione è soggettiva, e dello stesso evento si possono avere mille punti di vista a seconda di quanti occhi guardano e giudicano lo stesso episodio cogliendo ciascuno un particolare differente, così una definizione di chi è "altro da me" può essere dinamica, passibile di cambiamenti, di evoluzioni, di stratificazioni semantiche, di storia sociale e cambiamenti culturali.

Nel tempo della multietnicità e della multiculturalità, la compresenza di modi di vivere differenti genera continue logiche di conflittualità. Ma bisogna ricordare che un momento di crisi è anche un momento di scelta, un punto di svolta in cui, come spiega l'etimologia greca della parola (e soprattutto la sua "evoluzione", la sua risemantizzazione), ci si rende conto dei confini nei quali si è rinchiusi e della possibilità di vivere in maniera diversa.

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pubblicato il 23/03/2018 ultima modifica 09/05/2022