La 'normalità' del pregiudizio

Avere e difendere un pregiudizio significa contrapporsi all’esperienza, alla conoscenza, al confronto e alla relazione.

Un pregiudizio è un processo per così dire “normale” nel senso che scaturisce da “normali” processi cognitivi, dalla “normale” propensione a categorizzare le informazioni, per organizzare, semplificare e schematizzare la complessità della realtà sociale.

Detto altrimenti, i pregiudizi tendono a semplificare il mondo attorno a noi, eliminando la molteplicità, l’ambivalenza, la storicità, negando evoluzioni, variabilità, temporaneità di uno stato, di una condizione, di una caratteristica.

Cristallizzandosi, divenendo il modo consueto e socialmente condiviso di percepire e rappresentare certe categorie, persone o gruppi, il pregiudizio diventa strumento di discriminazione.

Per lo psicologo sociale Gordon W. Allport, il pregiudizio è un “atteggiamento di rifiuto o di ostilità verso una persona appartenente ad un gruppo, semplicemente in quanto appartenente a quel gruppo, e che pertanto si presume in possesso di qualità biasimevoli generalmente attribuite al gruppo medesimo”.

Gli “altri” sono in altre parole cancellati come individui, come persone uniche e singolari.

Siamo sempre consapevoli di questo “normale” processo mentale?

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pubblicato il 30/12/2019 ultima modifica 09/05/2022