1853 4 luglio n. 416
Nella causa di appello proposta da Sigismondo romano e i coniugi Anna Romano e Francesco Luigi Campanella controLuisa Romano la questione principale sottoposta all’attenzione della Corte atteneva la ritenuta nullità di qualunque convenzione o transazione avvenuta tra il padre tutore e la di costui figlia minore.
La Corte considerò preliminarmente che la stipulazione tra padre e figlia - avente ad oggetto la liquidazione della eredità della di lei madre - avvenne «con mentita assertiva per di costei parte, dichiarandosi maggiore, mentre era tuttavia minore».
Sulla base di tale considerazione, i Giudici di Trani ritennero «chiara la nullità assoluta dello stipulato, tento se si voglia riguardare semplice convenzione, che se si definisse transazione». A sostegno di tale giudizio la sentenza offre un’ampia motivazione in diritto tra Codice Civile e diritto romano.