Trapianto 'cross over' di rene eseguito al Policlinico di Bari dal prof. Michele Battaglia

Trapianto di rene incrociato (cross over) - Policlinico di Bari - Prof. Michele Battaglia - Reparto di Urologia, andrologia e trapianto di rene - Centro Trapianti Puglia: Coordinatore Prof. Loreto Gesualdo

 

Articolo di CENZIO DI ZANNI tratto da Repubblica.it/Bari

https://bari.repubblica.it/cronaca/2020/02/26/news/policlinico_bari_trapiante_rene_a_catena-249631369/

Riceve un rene da Palermo e la moglie dona il proprio a un paziente di Torino: il trapianto incrociato a Bari


La catena di solidarietà per il trapianto 'cross over' eseguito al Policlinico di Bari: quando non è possibile la donazione diretta tra parenti per un'incompatibilità immunologica si apre l'opzione di una catena di scambio.

Un trapianto di rene incrociato (cross over) che ha permesso di salvare (o comunque migliorare) la vita di tre persone, incrociando coppie di donatori tra loro incompatibili. È quello eseguito al Policlinico di Bari da Michele Battaglia, il direttore del reparto di Urologia e trapianto di rene, e dalla sua équipe.

Complesso l'intervento. "Con il paziente in attesa di un rene a Bari che ha ricevuto l'organo da un donatore di Palermo, e sua moglie, invece, che a sua volta ha donato il suo rene a un'altra persona in lista d'attesa a Torino, il cui familiare incompatibile, poi, ha donato il rene a un'altra persona in lista di attesa", spiega Battaglia. 

Il Centro regionale trapianti pugliese è stato tra i primi in Italia, già dall'agosto 2018, a sperimentare questa modalità di trapianto da vivente, prevista dal programma Deck (Deceased Kidney). "E questa è la terza volta che entriamo in una catena di donatori e contribuiamo a restituire una migliore qualità della vita a tre pazienti in dialisi", commenta il direttore della Nefrologia, Loreto Gesualdo, che è anche il coordinatore del Centro. 

 Alla base di interventi di questo tipo c'è l'incompatibilità di una donazione diretta fra persone in vita e spesso legate affettivamente fra loro. "Un'incompatibilità immunologica", dicono gli esperti. E proprio in questi casi, per chi ha un'insufficienza renale cronica, può aprirsi l'opzione di una catena di scambio innescata da un donatore deceduto.

Cioè quello che è accaduto: la catena si è aperta con la donazione di un rene da una persona morta in Veneto e si è chiusa in Piemonte, evitando la dialisi a un paziente in lista d'attesa da donatore deceduto.

"Oggi si tende a far viaggiare gli organi piuttosto che i donatori e i riceventi - osserva ancora Battaglia - E così il trapianto non è solo un gesto tecnico, ma un modello organizzativo che coinvolge tante figure professionali. Dal personale medico agli infermieri, fino alle forze dell'ordine che accompagnano la staffetta". 

 Da qui l'appello: "La società civile sia più coinvolta. Il dono è una scelta etica ed è importante che la gente sappia cosa succede, cosa si muove con il proprio singolo gesto d'amore consapevole". Soddisfazione per l'intervento è espressa dal dg del Policlinico, Gennaro Migliore: "La nostra si conferma un'eccellenza della sanità pugliese".

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pubblicato il 27/02/2020 ultima modifica 27/02/2020