Avviso FDSG 2020
REPUBBLICA – BARI 2 APRILE 2020
Il Festival delle donne e dei saperi di genere 2020, consueto appuntamento culturale e di ricerca femminista che si svolge tra Bari, Matera e da quest’anno Roma, avrebbe dovuto inaugurare la sua IX edizione oggi, 2 aprile 2020, con l’atteso contributo della scrittrice e giornalista Lidia Ravera, che ci avrebbe aiutate a discutere di “ageismo”, le discriminazioni legate all’età anagrafica, in particolare dell’invisibilizzazione delle donne sui media dopo i cinquant’anni, rapidamente escluse da una società monopolizzata dallo spettacolo che vede l’avanzare dell’età come una specie di condanna. L’emergenza sanitaria da COVID-19 che sta coinvolgendo il paese e stravolgendo le nostre vite ha costretto ad un posticipo che speriamo non vada oltre l’autunno prossimo. D’altra parte, la crisi terribile che sta minacciando la salute pubblica non allevia l’urgenza, la rilevanza e anche la gravità delle questioni che già da nove anni motivano e animano il Festival, punto di riferimento sul territorio regionale e nazionale dell’attivismo e dell’impegno contro le discriminazioni e le violenze di ogni genere. Quest’anno il tema al centro dell’articolata e diversificata serie di iniziative culturali che compongono il Festival delle donne e dei saperi di genere 2020 (conferenze, seminari, proiezioni, incontri, tavole rotonde, spettacoli e performance, quindici giornate, diciotto eventi, oltre quaranta ospiti dall’Italia e dall’estero) è declinato “nel segno del femminismo antirazzista”, proprio a sottolineare quanto conti rilevare la pericolosità dell’intreccio tra sessismo e razzismo che rende veramente difficile, a tanti livelli e in troppe occasioni, la vita delle donne che nelle società multiculturali appartengono ad etnie diverse da quella dominante. Essere una donna con la pelle scura in questo paese, e anche in molti altri paesi europei, per limitarci al vecchio continente, equivale quasi sempre a subire una doppia discriminazione, a fare cioè su di se l’esperienza di uno stigma duplice che complica la possibilità di attingere ad un’istruzione completa, la ricerca del lavoro, la realizzazione delle proprie aspettative professionali e dei propri obiettivi esistenziali. Per di più, come le statistiche non si stancano di ricordarci, negli ultimi anni l’Italia è divenuto progressivamente un paese molto più razzista e discriminatorio rispetto al passato, dal momento che sovranismi, nazionalismi, patriottismi malintesi e peggio declinati hanno alimentato il fuoco razzista che, come la storia ha mostrato troppo spesso, arde sotto le ceneri anche dei paesi di più antica tradizione democratica e liberale. Il cuore della nona edizione del Festival, proprio per aver scelto di tematizzare il femminismo antirazzista, è un incontro inedito tra le autrici dell’antologia Future. Il domani narrato dalle voci di oggi, pubblicata di recente dalla casa editrice toscana effequ, che ha raccolto i racconti di undici giovani donne italiane di origine africana in cui si intrecciano le radici di ciascuna con il futuro immaginato. Queste donne che si sono conosciute solo attraverso le pagine dell’antologia a cui hanno preso parte, si incontreranno dal vivo per la prima volta a Bari, in un’iniziativa intitolata per l’appunto “Future: cittadine italiane afrodiscendenti”. Sulla stessa linea d’onda e in felice analogia con questo incontro, il Festival ospiterà in anteprima nazionale e alla presenza della sua autrice, nella sua sezione cinematografica, il bel documentario della regista, ricercatrice e attivista francese Amandine Gay, “Ouvrir la voix” (A voce alta), in cui lei ha intervistato ventiquattro donne afrodiscendenti francesi e belga restituendo loro la voce negata da cliché sessisti e razzisti. Altra ospite di rielevo è Sara Farris, sociologa italiana che insegna presso la Goldsmiths-University di Londra che ha coniato il neologismo “femonazionalismo” per indicare uso e modalità con cui i discorsi nazionalisti e razzisti si appropriano delle tematiche femministe e relative all’uguaglianza di genere per alimentare uno “scontro di civiltà” utile solo alla radicalizzazione delle proprie posizioni conservatrici. Purtroppo anche in queste giornate segnate tragicamente dalla crisi sanitaria da COVID-19 non sono mancati nel nostro paese i femminicidi, anzi il confinamento domiciliare e il distanziamento sociale, due delle strategie messe in atto contro il virus e per contenere il contagio, hanno, come sottolineano le attiviste dei centri antiviolenza, aggravato la situazione drammatica in cui tante donne sono state costrette a vivere nell’angusto spazio domestico proprio con i loro aguzzini, per di più impossibilitate a chiedere soccorso. Questo tema viene da molti anni affrontato all’interno del Festival, nella convinzione che una iniziativa che miri alla formazione e alla propagazione culturale, incardinata com’è nel Centro Interdipartimentale di Studi sulle Culture di Genere dell’Università di Bari Aldo Moro, debba diffondere saperi e buone pratiche in grado di costruire culture non violente. Infatti, anche la nona edizione prevede una giornata di studi su “La violenza di genere: questione maschile” con ospiti di rilievo e la proiezione del documentario di Betta Lodoli Ma l’amore c’entra? Non mancherà anche quest’anno una sezione teatrale del Festival che vedrà protagonista la bravissima attrice Emanuela Villagrossi che nello spettacolo Una quasi eternità di Tommaso Rossi, ispirato al racconto di Antonella Moscati, racconterà le stagioni della vita di una donna e le difficoltà che un corpo femminile deve fronteggiare con lo scorrere del tempo. L’Università di Bari, la Regione Puglia, il Corecom Puglia, il Comune di Bari, la cooperativa Nuovo Fantarca, la Scuola Holden di Torino, la Casa internazionale delle donne di Roma, le amiche di Matera e tutte noi rinviamo oggi questo appuntamento, sempre condotto con entusiasmo e passione, con l’auspicio che si possa replicare in autunno, con nuovo entusiasmo e più forte passione. La primavera femminista quest’anno sboccerà in autunno, speriamo, e sarà una gioia ripartire con il nuovo slancio che il superamento della terribile emergenza sanitaria che stiamo vivendo infonderà alle nostre vite, al nostro lavoro, al nostro impegno.
Francesca R. Recchia Luciani
Direttrice del Festival delle donne e dei saperi di genere