Informativa relativa al divieto di plagio delle tesi di laurea
«La redazione di una tesi di laurea contenente la mera trasposizione grafica di altro elaborato di diverso autore» (ancorché con alcune correzioni o con l’aggiunta di minimi elementi di novità) «senza alcun contenuto frutto di personale elaborazione o, comunque, di valutazione critica della fonte utilizzata, configura il reato di cui all’art. 1 Legge 19 aprile 1925, n. 475» (da ultima, v. Suprema Corte di Cassazione, sentenza 13 aprile – 12 maggio 2011, n. 18826) secondo il quale «Chiunque in esami o concorsi, prescritti o richiesti da autorità o pubbliche amministrazioni per il conferimento di lauree o di ogni altro grado o titolo scolastico o accademico, per l'abilitazione all'insegnamento ed all'esercizio di una professione, per il rilascio di diplomi o patenti, presenta, come propri, dissertazioni, studi, pubblicazioni, progetti tecnici e, in genere, lavori che siano opera di altri, é punito con la reclusione da tre mesi ad un anno. La pena della reclusione non può essere inferiore a sei mesi qualora l'intento sia conseguito».
Anche in casi in cui trattasi di tesi cosiddette “compilative”, l’elaborato deve presentare un inequivoco connotato di originalità. «Una tesi compilativa dovrebbe essere connotata, quantomeno, da una elaborazione critica dei dati acquisiti da fonti diverse e posti a confronto verificandone l’attendibilità e traendo conclusioni che, in quanto frutto di una personale riflessione, offrano un contributo scientifico autonomamente apprezzabile e non può certo concretarsi nella mera riproduzione grafica di un diverso elaborato di produzione altrui con modeste aggiunte che non incidono minimamente sull’impianto complessivo del testo» (v., ancora, Suprema Corte di Cassazione, sentenza 13 aprile – 12 maggio 2011, n. 18826).
Si invitano, pertanto, tutti gli studenti laureandi a tenere in grande considerazione quanto sopra evidenziato, assumendo un comportamento corretto e trasparente nella stesura delle dissertazioni scritte al fine di evitare le gravi conseguenze che dovessero derivare da condotte criminose che violino disposizione penali imperative (tra le quali anche l’annullamento del titolo illegittimamente conseguito).