Donna e straniera, il doppio svantaggio lavorativo

Tra gli stranieri residenti in Italia – pari nell’insieme all’8,5% della popolazione del Paese – il 51,9% è una donna: oltre 2,6 milioni di persone alla fine del 2020.

Il 31° Dossier Statistico Immigrazione, a cura di IDOS, parla di una presenza rilevante e poliedrica che si riflette anche nell’inserimento lavorativo. Alla fine del 2020, secondo la Rilevazione sulle Forze Lavoro dell’Istat, il 42% degli occupati stranieri è una donna (dato del tutto in linea con quello della popolazione italiana).

Ma essere donna e straniera è, dice il rapporto, "una conferma fonte di accresciuta vulnerabilità: un doppio svantaggio con chiari riflessi nel tessuto occupazionale".

Non si tratta di opinioni ma di numeri. "Se la pandemia ha prodotto un eccezionale calo dell’occupazione (-456mila, -2,0%), questo ha riguardato innanzitutto gli stranieri (-159mila, -6,4%) e, tra loro, le più penalizzate sono senz’altro le donne (-109mila, -10,0%), che da sole coprono quasi un quarto della perdita totale di posti di lavoro (24%). I dati mostrano dunque un andamento peggiore per le lavoratrici straniere, diminuite in misura più alta sia rispetto agli immigrati uomini (-10,0% a fronte di -3,5%) sia alle donne italiane (-1,6%), che invece risultano colpite in misura simile ai connazionali maschi (-1,3%)".

Il loro tasso di occupazione ha dunque subìto, dice il Dossier Statistico Immigrazione 2021, "un calo di 4,9 punti percentuali, più che doppio rispetto al -2,2 degli uomini stranieri e otto volte quello delle donne italiane (-0,6, valore in linea con quello dei connazionali uomini), le quali spesso, proprio grazie al sostegno delle lavoratrici straniere più che per una condivisione paritaria dei ruoli di genere in famiglia, riescono a risolvere le carenze del sistema di welfare e a conciliare le esigenze familiari con quelle professionali".

 

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pubblicato il 08/11/2021 ultima modifica 09/05/2022