Cos'è l'etnicità?

Cos'è l'altro? 

Partiamo dal presupposto che il pregiudizio e la diseguaglianza si fondano sul modo in cui definiamo e conosciamo l’Altro riproducendolo in una immagine.

Per definirlo lo distinguiamo da noi, partendo dalla nostra identità. 

Il processo sociale di differenziazione (cosa che ci dice innanzitutto che la differenza non una realtà data, una precondizione, ma un risultato) rende visibile il rapporto Noi-Altro che sta alla base dell'identificazione sociale. 

Può però diventare un fattore problematico se si passa dalla disuguaglianza all'ostilità, cioè se al fatto che l'Altro è diverso (da me) aggiungo una connotazione negativa. Allora si finisce per mettersi uno contro l'altro. 

Cos'è l'etnicità? 

Werner Sollors, in Beyond Ethnicity: Consent and Descent in American Culture (1986) e in The Invention of Ethnicity (1989), parla apertamente di "invenzione" nel senso che è una definizione che viene continuamente re-inventata. Afferma che l'etnicità "non è una cosa ma un processo e che esso richiede un continuo lavoro di indagine da parte dei lettori, non una sistemazione in un'enciclopedia di presunte variabili culturali".

Ovvero viviamo portandoci dietro un concetto classico, storico e in fin dei conti "superato" di etnicità così come, nel mondo globalizzato, ci portiamo dietro i concetti "vecchi" di origine delle nazioni e dell'identità nazionale, che pure costituiscono una parte importante del discorso etnico.

Poichè la scelta dei criteri che definiscono i vari gruppi sociali è sempre arbitraria, non solo è evidente che le differenze etniche sono apprese e possono variare nel tempo, ma è chiaro anche che la tensione sociale si sprigiona quando la differenza culturale si radicalizza in termini identitari assegnando alla cultura un significato escludente, di invalicabilità e contrapposizione.

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published on 15/05/2018 ultima modifica 15/05/2018