Se così fan tutti

Il senso comune è ciò che si crede che gli altri pensino. E' quel comportamento, quel modo di ragionare e comportarsi che consideriamo "ovvio" e che sottende ogni nostra valutazione.

Il senso comune è tuttavia diverso da una cultura all'altra perché diverso è il modo in cui la realtà è stata vissuta e interpretata, posto che non esistono conoscenze innate (e dunque comuni a tutti).

Se abbiamo chiaro che ciascuna cultura è un complesso di significati socialmente costruiti e condivisi, dovrebbe anche essere evidente che non dovremmo dare per scontato ciò che raramente si mette in discussione: le credenze dal diffuso consenso, le convinzioni comuni che danno corpo al senso comune che poi usiamo per spiegarci quel che succede, per interpretare i comportamenti altrui.

Detto altrimenti: non tutti reagiscono, si comportano e la pensano come noi perché hanno un senso comune differente, soprattutto se provengono da contesti socio-culturali e geografici lontani dai nostri.

Dunque, se il senso comune è "fallibile" perché accreditarlo? 

Perché ci lasciamo condizionare dall'opinione degli altri pensando che se "così fan tutti" anche noi allora dovremmo fare lo stesso? Perché ci conformiamo agli altri? Soprattutto, qual è il motivo per cui finiamo per avallare valutazioni spesso dense di grossolani pregiudizi?

Lo facciamo perché cerchiamo approvazione e conferma degli altri o perché temiamo di essere derisi o stigmatizzati se ci mettiamo in contrasto con le opinioni che si ritengono prevalenti? Ma se gli altri sbagliano, perché dovremmo sbagliare anche noi nel ritenere viceversa che sia utile capire, nel non voler giudicare per forza in termini negativi quel che appartiene a una cultura, a un senso comune differente? 

Dovremmo essere capaci di giudicare con equilibrio anziché procedere per considerazioni ingenue, sbrigative, superficiali seppur decisamente più veloci. Insomma, meglio scelte di "buon senso" per non alimentare sciocchi pregiudizi.  

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pubblicato il 24/04/2018 ultima modifica 24/04/2018