Sulla rivista The Lancet Regional Health - Europe pubblicato il contributo dal titolo "Bridging gaps in migrant health competencies for infectious and tropical diseases specialists: the experience of the University of Bari from Lampedusa to Apulian Ghettos"
Su The Lancet Regional Health - Europe il contributo dal titolo: "Bridging gaps in migrant health competencies for infectious and tropical diseases specialists: the experience of the University of Bari from Lampedusa to Apulian Ghettos", della prof.ssa Annalisa Saracino e del prof. Francesco Di Gennaro dell’Università degli Studi di Bari Aldo Moro.
L'articolo mette in evidenza l’unicità e l’avanguardia dell’offerta formativa della Scuola di Specializzazione in Malattie Infettive e Tropicali dell’Università di Bari, ponendola come modello di riferimento a livello internazionale nel campo della Health & Migration.
Il programma di formazione della Scuola di Specializzazione integra la clinica, la sanità pubblica e la ricerca, garantendo agli specializzandi competenze culturali, conoscenza delle politiche sanitarie e la capacità di affrontare le disuguaglianze nell’accesso alle cure. In particolare, l'esperienza prevede formazioni sul campo in due contesti migratori chiave:
- A Lampedusa, l’Università di Bari collabora con il Ministero della Salute (USMAF-SASN), offrendo agli specializzandi l’opportunità di operare in prima linea nella gestione sanitaria dei migranti appena sbarcati. Qui, i giovani medici lavorano spesso in un contesto ad alta pressione e con scarse risorse, fornendo assistenza medica immediata a persone spesso provate da viaggi estenuanti e condizioni sanitarie precarie. Il loro lavoro include attività di screening per le malattie infettive e l’applicazione delle normative sanitarie transfrontaliere stabilite dagli International Health Regulations (IHR), garantendo così una risposta sanitaria efficace e conforme agli standard internazionali.
Il contesto di Lampedusa permette inoltre di sviluppare capacità di coordinamento con le principali organizzazioni internazionali attive sul territorio, tra cui UNHCR, IOM ed EUAA, fornendo un’esperienza diretta sulla complessità della gestione dei flussi migratori e sul ruolo chiave della sanità. - Nei ghetti della provincia di Foggia, l’Università di Bari opera dal 2017 con un progetto di cliniche mobili in collaborazione con Medici con l’Africa CUAMM, portando assistenza sanitaria a migliaia di lavoratori migranti che vivono in condizioni di estrema vulnerabilità. Qui, gli specializzandi si confrontano con un contesto sanitario complesso, lavorando per garantire l’accesso alle cure primarie e alla gestione delle malattie infettive in una popolazione spesso esclusa dai servizi sanitari ordinari. L’attività nei ghetti non si limita alla sola assistenza clinica, ma include anche un importante lavoro di sorveglianza epidemiologica su malattie come tubercolosi, infezioni sessualmente trasmissibili e patologie parassitarie. Inoltre, i medici in formazione partecipano a interventi di sanità pubblica volti a migliorare le condizioni igienico-sanitarie, promuovere la vaccinazione e rafforzare la consapevolezza sulla salute tra i migranti, con un approccio che combina la medicina clinica con strategie di intervento comunitario.
Entrambe le iniziative sono state riconosciute dall’Organizzazione Mondiale della Sanità come buone pratiche per la promozione della salute di migranti e rifugiati, confermando il valore pionieristico di quello che Università di Bari sta portando avanti in questo ambito.
E’ possibile consultare lo studio al seguente link: Bridging gaps in migrant health competencies for infectious and tropical diseases specialists: the experience of the University of Bari from Lampedusa to Apulian Ghettos - ScienceDirect.
Link all'articolo sulla rivista: https://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S2666776225000444