Le Terre Rare: una risorsa o un pericolo? Una nuova sfida fra presente e futuro
Dal 29 al 31 ottobre 2024 presso l’Aula magna del Dipartimento di Bioscienze, Biotecnologie e Ambiente dell’Università degli Studi di Bari Aldo Moro e in “virtual room” si è tenuto il convegno internazionale “Rare Earth elements geochemical tools of strategic importance: presence in soil and effects on model organisms” che ha visto interventi di biologi, agronomi, geologi, geofisici, chimici del suolo provenienti da varie parti del mondo per fare il punto sul tema delle Terre Rare, la loro presenza in suoli e acque e gli effetti su organismi viventi e sull’ambiente.
Il Convegno è stato organizzato nell’ambito del programma di ricerca
“Le terre rare, elementi geochimici di importanza strategica: presenza nel suolo e sottosuolo ed effetti in organismi modello” finanziato dall’Università di Bari nel bando Horizon Europe Seeds.
Il progetto ha coinvolto i Dipartimenti di Bioscienze, Biotecnologie e Ambiente, Scienze della Terra e Geoambientali, Scienze del Suolo, della Pianta e degli Alimenti in un quadro interdisciplinare e pluridisciplinare.
Lo studio delle Terre Rare presso l’Università di Bari è iniziato circa venti anni fa e ha beneficiato del finanziamento del progetto europeo PANORAMA (acronimo di EuroPean trAining NetwOrk on Rare eArth elements environMental trAnsfer: from rock to human), nell’ambito del programma di formazione Marie Slodowska Curie.
Nell’ultima parte del Convegno, il 30 ottobre, una tavola rotonda, moderata dal Giornalista RAI Dott. Matera, ha riunito le competenze di agronomi, entomologi, ingegneri ambientali, biologi e fisiologi vegetali per discutere con studenti, docenti e rappresentanti del territorio delle Terre Rare come risorse e potenziali inquinanti.
Il Convegno si è concluso il 31 ottobre con una escursione alla miniera dismessa di Bauxite di Spinazzola, inserita nel Geoparco Mondiale UNESCO dell’Alta Murgia.
L’escursione ha avuto lo scopo di far conoscere la località, la presenza in Terre Rare le problematiche ad esse relative a studiosi, ricercatori e studenti. Cosa sono le Terre Rare? Quali i loro effetti sul Bioma? Queste sono le domande a cui i Relatori hanno cercato di rispondere.
Le Terre Rare sono un gruppo di 17 elementi, i 15 lantanoidi, l’ittrio e lo scandio, largamente impiegati, soprattutto negli ultimi decenni, in diverse applicazioni in ambito tecnologico, medico, agronomico e zootecnico.
Sono denominate Terre per l’aspetto di alcuni loro ossidi e Rare perché presenti in natura all’interno di minerali dai quali i singoli elementi si estraggono mediante processi complessi e invasivi per l’ambiente. La loro scoperta risale al XVIII secolo, ma negli ultimi quarant’anni il loro utilizzo è notevolmente aumentato.
Sono, infatti impiegati in processi industriali come la produzione dell’acciaio, per la realizzazione di magneti, pile, schermi di dispositivi elettronici quali televisori, monitor e smartphone, motori elettrici, come traccianti nella diagnostica per immagini in ambito umano, fertilizzanti in agricoltura e, in zootecnia come additivi nei mangimi per il bestiame anche in sostituzione degli antibiotici.
La Cina è, di fatto, il maggior produttore mondiale, detenendone il monopolio commerciale.
A partire dagli anni ‘80 la letteratura scientifica su questi elementi è notevolmente aumentata, come pure i timori per l’impatto dei processi di estrazione, uso, produzione di rifiuti, accumulo negli ecosistemi ed effetti sul Biota, uomo incluso.
La mole di dati disponibili indica effetti contraddittori su piante, animali e uomo, anche a causa del fatto che, singoli elementi o miscele delle Terre Rare producono effetti positivi a basse concentrazioni e negativi ad alte concentrazioni.
Il loro uso come fertilizzanti, additivi e traccianti e i rifiuti connessi al frequente “aggiornamento” di apparecchi televisori, smartphone e altri dispositivi tecnologici, comporta il rischio potenziale di un accumulo di Terre Rare in suoli e acque con effetti ignoti. Al momento non sono disponibili disposizioni normative che ne regolino utilizzi, monitoraggio e potenziali soglie di tossicità.
La domanda di tali elementi è tuttavia in continuo aumento e i riflettori sono puntati sulla loro disponibilità, riciclo e riutilizzo soprattutto dai rifiuti tecnologici e ospedalieri.
Diverse evidenze sperimentali evidenziano un ruolo delle Terre Rare come potenziale rischio per l’ambiente e la salute umana e necessitano, pertanto di un accurato monitoraggio.
Al contempo, però, possono rivelarsi una preziosa risorsa disponibile in giacimenti minerari o come il risultato di recupero e riciclo.
In Puglia, Ittrio, Lantanio, Cerio, Praseodimio, Neodimio, Samario, Europio, Gadolinio, Terbio, Disprosio, Olmio, Erbio, Tulio, Itterbio e Lutezio sono stati ritrovate in polveri e strati superficiali di suolo, ma soprattutto nelle dismesse cave di Bauxite presenti a Spinazzola (BAT), Otranto (LE) e San Giovanni Rotondo (FG), luoghi di grande interesse naturalistico e turistico.
Le Terre Rare costituiscono una sfida fra presente e futuro in cui l’Università degli Studi di Bari è in prima linea.