Inaugurazione mostra fotografica Saltando Respiro: fotografia fuori e dentro il carcere

26 novembre 2024

SALTANDO RESPIRO.
FOTOGRAFIA FUORI E DENTRO IL CARCERE
30 novembre h 11.00 – Hall Centro Polifunzionale – Ex Poste | Bari
Durata della mostra: 30.XI – 31.XII 2024 – ingresso libero

Inaugurazione della mostra di fotografie scattate nel Carcere di Bari da Daniele Notaristefano e curata da Claudia Attimonelli grazie al progetto che vede la collaborazione di Uniba tramite il Polo didattico universitario penitenziario (coordinato dal prof. Ignazio Grattagliano) e la casa Circondariale di Bari, in collaborazione con il Dipartimento ForPsiCom per il Centenario di Uniba.

Sabato 30 novembre alle ore 11.00, nell’ambito delle celebrazioni del Centenario di Uniba, si inaugura la mostra “Saltando Respiro. Fotografia fuori e dentro il Carcere” con scatti di Daniele Notaristefano e a cura di Claudia Attimonelli nella hall dell’Ex Palazzo delle Poste, il Centro Polifunzionale per gli Studenti. La serie di immagini esposte sono il frutto di un anno di attività e ricerca del gruppo di lavoro coordinato dal prof. Ignazio Grattagliano (Delegato Uniba del Magnifico Rettore per le azioni progettuali con le amministrazioni penitenziarie) in sinergia con la direttrice del Carcere di Bari, dott.ssa Valeria Piré, i quali hanno reso possibile l’ingresso in carcere del fotografo Notaristefano e della prof.ssa Attimonelli per la realizzazione delle fotografie con un gruppo di detenuti a cui sono anche state affidate delle macchine fotografiche.

All’evento inaugurale prenderanno parte: il Magnifico Rettore Prof. Stefano Bronzini, il Dott. Liberato Guerriero (Provveditore Regionale Amministrazione Penitenziaria di Puglia e Basilicata), la prof.ssa Loredana Perla (Direttrice del Dipartimento ForPsiCom di Uniba), la dott.ssa Valeria Piré (Direttrice della Casa Circondariale Bari), il prof. Ignazio Grattagliano (delegato del Rettore per le azioni progettuali con le amministrazioni penitenziarie), la prof.ssa Attimonelli (docente di Studi visuali e cultura digitale), Daniele Notaristefano (autore delle fotografie) e per l’occasione l’attrice e regista Licia Lanera (compagnia Licia Lanera) che si esibirà in un reading.

La mostra, della durata di un mese, intende rappresentare e presentare alla città un’insolita immagine dei detenuti: sin dal titolo si evoca il movimento di un salto catartico, posizione in cui sono stati ritratti molti di loro durante lo shooting avvenuto in più sessioni di una giornata, preceduta da incontri preliminari per riflettere insieme sulle tematiche che avrebbero nutrito l’immaginario delle persone coinvolte. Il sogno, i desideri, l’altrove, gli spazi chiusi, il cielo aperto hanno generato una rara serie di ritratti in cui il volto, anche con gli occhi serrati, sembra poter attraversare la pelle della fotografia per avventurarsi altrove. 

I luoghi concessi per gli scatti all’interno del braccio maschile sono stati tre: il cortile, la biblioteca e un corridoio, a cui si aggiungono immagini spettrali del reparto femminile inutilizzato da anni. La curatela dell’esposizione rispecchia i criteri dell’allestimento site specific che ha richiesto la necessità di adattarsi all’architettura razionalista con tratti futuristi dell’Ex Palazzo delle Poste, occupando 5 delle navate della balconata superiore che precedono la cupola con fotografie pendenti dall’alto, mentre, in basso, nella sala circolare sono esposte lungo le 3 pareti esterne di una “cella” gli scatti ad opera di Notaristefano accanto a quelli realizzati dai detenuti, che continuano all’interno di questo ambiente ricreato per ospitare dettagli che rappresentano la quotidianità del carcere.

L’effetto immersivo è dato non solo dallo spazio riprodotto all’interno delle tre pareti arredate da immagini ma soprattutto dalla prospettiva dello sguardo verso l’alto, sprigionata dalle fotografie e dai selfie scattati dai detenuti. Notaristefano ha scelto per molti scatti trasparenze e sovrapposizioni che colgono i soggetti nella complessità di un movimento come accade con gli anaglifi, le immagini tridimensionali viste da occhiali preposti, da cui il rinvio al colore azzurrino e rosso delle sagome, con lo scopo di ampliare l'immaginario dato da un singolo scatto lasciando intendere la molteplicità di sensi che esso contiene.

IL PROGETTO
La finalità è quella di illustrare la condizione carceraria attraverso i luoghi della quotidianità penitenziaria in un’ottica di trattamento e rieducazione delle persone ristrette, rendendole non passive fruitrici delle progettualità previste in ambito accademico, bensì protagoniste e interpreti di un proprio sguardo sulla condizione individuale e collettiva. L’intero progetto, infatti, si colloca tra le attività promosse dal Polo Didattico Universitario Penitenziario dell’Università degli Studi Aldo Moro di Bari, del quale ricordiamo la fase che l’ha preceduto costituita dalla realizzazione del cortometraggio "Il Cielo stellato sopra di me", realizzato subito dopo la fine della pandemia da Covid, con la regia di Claudia Attimonelli e protagonista Roberto Corradino. Girato nel cortile del carcere di Bari il corto vede l'attore pronunciare un monologo le cui frasi sono tratte dal lungo e disperato carteggio dei detenuti durante il periodo delle restrizioni che rendevano ancora più angosciante la vita detentiva a causa dell’interruzione di visite e lezioni in carcere e della paura della morte.

La seconda fase del progetto sfociata nell'attuale mostra già presentata la prima volta nella stessa Casa circondariale di Bari al cospetto dei detenuti il 14 ottobre 2024, va in direzione di una resilienza e di una ricostruzione di sé come persone e attori sociali, capaci di poter stupire e dare un contributo a sé stessi ma anche a chi si occupa di loro: la comunità accademica tramite ricerca e insegnamento. Si tratta, dunque, di un vero e proprio lavoro di resilienza a livello personale, di gruppo e istituzionale reso possibile allorché un gruppo di detenuti, coadiuvati da professionisti ed esperti, realizza quanto è ora visionabile in mostra. La resilienza come riscoperta del sé e del proprio mondo attraverso un registro diverso da quelli usuali, adottando cioè l’arte, in questo caso il linguaggio fotografico, persegue un'idea di giustizia restauratrice e ricostruttiva che consente di superare la visione unilaterale propria delle tradizionali riflessioni sul senso e sulla funzione della pena.

La resilienza, infatti, consolida e favorisce il legame organico che tiene insieme una comunità umana, rendendo conciliabile la pretesa esclusività di ciascuna delle finalità attribuite alla pena, che sono la retribuzione per l’infrazione della legge, la riabilitazione del colpevole, la riparazione della vittima.

Restaurare e ricostruire significa, propriamente, re-includere avviando un processo potenzialmente in grado di ridurre il rischio di ricaduta nel reato. Praticare “resilienza” rispetto alla recidiva, ai conflitti, al rischio di cronicizzazione, reiterazione e perseverazione di carriere criminali con esiti infausti, terribili e con grandi costi materiali per lo Stato, per la collettività e per gli stessi soggetti designati come criminali, le loro famiglie, il sistema relazionale e il contesto in cui sono inseriti e a cui appartengono. In altre parole, creare condizioni di sistema che consentano finalmente di considerare la risposta di giustizia come tesa a responsabilizzare in vista del futuro, più che a porre rimedio al passato, garantendo una qualità della vita non solo decente, ma idonea all’attivazione di un processo di autodeterminazione, significa permettere al singolo di riappropriarsi di una esistenza altrimenti alienata.

Daniele Notaristefano
Daniele Notaristefano è un artista, fotografo e teorico della fotografia. Autore di pubblicazioni accademiche, è stato membro dell’agenzia Art+commerce. I suoi lavori si intersecano alla sua attività di teorico della fotografia attraverso la produzione di libri fotografici su temi sociali quali l’inquinamento, la censura, i diritti umani.
Tra le sue esposizioni: "Fotografie per Ferlinghetti" a cura di Letizia Battaglia, Expo 2021 Milano; "B4 Roma-Paranoid unlivable cities" a cura di Orsola Severini, giugno 2016/ maggio 2017 Centro Internazionale di Fotografia di Palermo; "Serendipia" a cura di Alfredo Giacchetto e Serena Leonardi "Splashlight Studio", New York City, Best of Show a cura di IPA, 2015.
Tra le sue pubblicazioni: "Microplastiche geometriche", 2023; "Linguaggio e narrazione visiva nella decorazione. Teorie e strumenti", Ediz. illustrata, Quorum edizioni, 2023; "LUX abitare la luce, IQdB Edizioni, 2021; Les cahiers européens de l’imaginaire n°10: LA NUIT, CNRS editions, 2021; RECycle: fotografia ecosostenibile", ediz. Illust,
prefazione di Marco Spagnoli, 2020.

Licia Lanera
Licia Lanera è regista, attrice ma soprattutto una capocomica. Ha studiato presso il Centro Universitario Teatrale dell’Università degli Studi di Bari e in seguito si è formata con Carlo Formigoni, la Compagnia Ricci/Forte, Massimo Verdastro, Marco Sgrosso, Eimuntas Nekrosius. Nel 2006 ha cofondato la Compagnia Fibre Parallele, poi diventata Compagnia Licia Lanera, che in 15 anni di attività si è imposta nel panorama teatrale riscuotendo successi di critica e pubblico e che in questi giorni ha debuttato a Bari al Teatro Piccinni con lo spettacolo "Altri Libertini". Nel 2015 riceve numerosi premi della critica come attrice, in particolare il Premio Ubu miglior attrice under 35 e nel 2019 Licia Lanera è stata candidata come miglior attrice al Premio Ubu con lo spettacolo "Cuore di cane". Da dieci anni conduce laboratori di formazione in Italia. A dicembre 2020, è coinvolta nel progetto Zona Rossa da Fondazione Teatro di Napoli - Teatro Bellini insieme ad altri cinque artisti: un lockdown da vivere in teatro senza poter uscire, con le telecamere che riprendono il processo creativo e le prove in diretta.

Ingresso libero, sia all’inaugurazione che alle visite successive.

La mostra è aperta nei seguenti orari: LUN.-VEN. H 8.-21 | SAB. H 8.-18. | DOM. H 9.-17.

pubblicato il 26/11/2024 ultima modifica 27/11/2024

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