Il padre ristretto in carcere assiste e partecipa alla seduta di laurea della figlia

2 ottobre 2024

Il padre ristretto in carcere assiste e partecipa alla seduta di tesi della figlia.

Nell’ambito delle articolate attività promosse dal gruppo di lavoro per le azioni progettuali tra l’Università di Bari Aldo Moro e le Amministrazioni Penitenziarie, uno spazio importante rivestono i contatti e gli scambi tra studenti, docenti, personale tecnico amministrativo, dottorandi e specializzandi e le strutture penitenziarie del territorio. Un circuito virtuoso che ha portato a seminari tenuti in carcere con gruppi di detenuti e studenti, ricerche e studi sul mondo penitenziario, iscrizione di detenuti a corsi universitari UNIBA, operatori penitenziari che svolgono attività seminariali per studenti universitari che si preparano a professionalità che hanno a che fare con il mondo penitenziario (magistratura, avvocatura, forze di polizia, mondo socio-sanitario ed assistenziale).

Una serie di complesse attività realizzate grazie anche alla grande disponibilità e generosità dell’Amministrazione Penitenziaria di Puglia e Basilicata, in tutte le sue articolazioni.

Nell’ambito di tali progettualità, particolare emozione e risalto ha suscitato l’iniziativa di una studentessa dell’ateneo barese che ha deciso di laurearsi, chiedendo ed ottenendo che il papà, ristretto, in un una delle strutture penitenziarie del nostro paese, partecipasse alla sua seduta di laurea. La tesi di laurea, discussa con la chiarissima Prof.ssa Valeria Rossini, che ha presieduto anche la commissione, era composta dai docenti Vito Balzano, Anna Civita, Pasquale Musso, e Vittoria Rubini, collegandosi on line con l’aula Don Tonino Bello del Dipartimento di Scienze della Formazione, Psicologia e Comunicazione dell’Università degli Studi di Bari Aldo Moro, diretto dalla Prof.ssa Loredana Perla.

L’iniziativa si è potuta realizzare grazie ad un’ottima sinergia tra Magistratura di Sorveglianza, Operatori penitenziari e direzione della struttura penitenziaria in cui il papà della studentessa è ristretto, il Rettorato, la Direzione generale dell’Ateneo Barese, La Direzione del Dipartimento FORPSICOM UNIBA, nonché personale docente e non  docente del nostro Ateneo UNIBA e del Dipartimento FORPSICOM UNIBA.

La tesi della laureanda aveva come tema l’educazione di minori ed adolescenti problematici ed a rischio di devianza minorile.

Quando dietro ad un detenuto si chiudono le porte del carcere, al di fuori rimangono gli affetti. Le conseguenze dell’esecuzione penale non si riversano, infatti, esclusivamente sul soggetto condannato o sottoposto a misure cautelari, ma riguardano indirettamente anche i familiari. Il tema del rapporto genitoriale in carcere, si presta ad essere esaminato sotto una pluralità di profili: dal diritto della persona, benché ristretta, a non essere lesa nella sua dignità e genitorialità, al diritto dei figli a conservare un rapporto con il genitore recluso, all’importanza, anche ai fini rieducativi e riabilitativi, nonché in prospettiva del loro reinserimento sociale, che soggetti, uomini e donne, ristretti in carcere continuino a percepirsi e ad essere vissuti come padri, madri, ma anche fratelli, sorelle, zii, nonni e si diano loro concrete opportunità di continuare a vivere ed esercitare tali ruoli.

pubblicato il 02/10/2024 ultima modifica 02/10/2024

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