Premio tesi di laurea per concorso "Pesca ed acquacoltura sostenibili: dalla governance alla filiera" a studentessa UniBa
Daniela Cascione del Dipartimento di Biologia dell’Università degli Studi di Bari Aldo Moro vince premio tesi di laurea per concorso “Pesca ed acquacoltura sostenibili: dalla governance alla filiera”
Il Comitato Tecnico Scientifico del concorso nazionale “Pesca ed acquacoltura sostenibili: dalla governance alla filiera” I edizione, promosso da Legacoop Agroalimentare e Randstad, ha attribuito uno dei 4 premi messi a disposizione al progetto di tesi di Daniela Cascione del Dipartimento di Biologia dell’Università degli Studi di Bari Aldo Moro.
Il lavoro di tesi premiato “Interazioni tra i cetacei e la pesca nel Golfo di Taranto (Mar Ionio settentrionale)” è stato realizzato nell’ambito del premio di studio Global Thesis, e coordinato dai proff. Angelo Tursi e Roberto Carlucci.
La tesi di laurea magistrale è stata premiata per la tematica connessa alla governance della pesca e dell’acquacoltura e all’ innovazione nelle attività della filiera ittica sostenibile, analizzata dal punto di vista degli impatti e delle determinanti di carattere ambientale, sociale, economico e giuridico. Il premio è stato istituito in collaborazione con Randstad, gruppo leader a livello internazionale nel settore delle risorse umane, e coinvolge nella gestione e negli sviluppi le cooperative associate, con l’obiettivo di creare occasioni di occupazione e di crescita professionale.
I premi attribuiti alle tesi di laurea sono stati finanziati d Legacoop Agroalimentare e da Consorzio Mediterraneo, struttura di ricerca associata a Legacoop Agroalimentare.
La cerimonia di premiazione si è svolta nella Sala Conferenze della Camera di Commercio di Ferrara, quale evento collaterale di Sealogy, Salone Europeo della Blue Economy.
Il progetto è stato presentato con il seguente abstract:
“Le interazioni tra pesca e cetacei possono assumere uno stato di conflittualità derivante dalla competizione per le stesse risorse alimentari all’interno degli ecosistemi marini. In questa dinamica, le due parti possono esercitare impatti negativi reciproci e sul resto dell’ecosistema. Per cui, quantificare tali interazioni è fondamentale per lo sviluppo di piani di gestione sostenibile delle risorse. In questa cornice, i modelli ecologici possono essere uno strumento utile alla valutazione delle interazioni esistenti tra pesca e cetacei, secondo approcci di gestione ecosistemici integrati, come suggerito dall’Unione Europea. Questo studio, condotto nell’ambito del premio di studio Global Thesis e del progetto EU Fisheries in the Adriatic Region - a Shared Ecosystem Approach, concerne la valutazione della competizione tra pesca e cetacei nel Golfo di Taranto. L’area di studio è caratterizzata da popolazioni residenti e stagionali di cetacei e da un’ampia distribuzione delle attività di pesca nelle aree costiere e off-shore, richiedendo il coinvolgimento di sistemi di gestione locali, nazionali ed europei, per una pianificazione sostenibile dell’uso dello spazio marittimo. Questa ricerca è stata condotta implementando un modello trofodinamico con la routine Ecopath with Ecosim, utilizzata nel contesto dell’Ecosystem Approach to Fisheries Management. Nel presente modello sono stati selezionati degli indicatori ecologici utili per identificare il ruolo ecologico delle specie di cetacei, l’impatto dei segmenti di pesca sulla rete trofica del Golfo e la competizione con la cetofauna. Il modello evidenzia uno scarso livello di competizione tra la pesca nel Golfo e la gran parte dei cetacei considerati, ad eccezione del tursiope e la piccola pesca costiera, tra i quali emerge una maggiore sovrapposizione. Tale condizione è probabilmente dovuta alla conformazione bio-geografica dell’area e alla bassa sovrapposizione tra le prede dei cetacei e le specie di interesse commerciale. Gli impatti negativi della pesca sull’ecosistema sono prevalentemente dati dallo strascico, mentre i cetacei, specie architrave nell’area, favoriscono l'integrità funzionale della rete supportando diversi servizi ecosistemici. Misure gestionali spaziali potrebbero favorire una miglior coesistenza tra le componenti.”