L’Università di Bari per la Giornata Mondiale del Rifugiato - 20 giugno 2020

La Focus Group Discussion sul tema “Gli Studenti Internazionali di Uniba: le nuove sfide ai tempi del Covid-19” con cui è stata celebrata la Giornata Mondiale del Rifugiato del 20 giugno, ha messo al centro l’esperienza e le testimonianze di resilienza e motivazione degli studenti internazionali dell’Università di Bari, titolari di protezione e vincitori delle borse di studio finanziate dal Ministero dell’Interno.

Narrazioni di vita toccanti di persone che hanno saputo ribaltare il paradigma iniziale con coraggio e determinazione trasformando le difficoltà in opportunità. Storie che hanno fatto emergere la solitudine, le difficoltà economiche, le discriminazioni, l’isolamento, ma anche la speranza di ricominciare: “La pandemia, come ciò che ha costretto ciascuno di noi a fuggire e ad affrontare tanti problemi qui in Italia per poter ricominciare a vivere – ha detto una studentessa – ci ha mostrato che le difficoltà servono per ricostruire i nostri punti di vista, le nostre conoscenze, le nostre priorità. Servono a dare più valore alla vita di ciascuno, anche se mentre le sopportiamo non pensiamo ci possano servire”.

Questa pandemia – ha detto la prorettrice Anna Maria Candela che ha aperto i lavori della giornata – ha mostrato a tutti cosa succede quando i nostri punti di riferimento subiscono uno shock, quando una novità, un cambiamento esterno scardina tutte le nostre certezze. Le vostre esperienze di resilienza mostrano quanto possiamo imparare dai momenti di difficoltà e quanto sia importante fare rete per non lasciare da solo nessuno”.

A moderare la discussione online dell’Università degli Studi di Bari Aldo Moro è stata Fausta Scardigno, responsabile della linea di azione per le attività a sostegno dei rifugiati di Uniba e presidente del C.A.P., il Centro di Apprendimento Permanente che dal 2016 si occupa di costruire la strada che apre, attraverso servizi e buone prassi, l’Ateneo barese all’inclusione accademica di titolari di protezione internazionale, richiedenti asilo e rifugiati. Il background migratorio non è un fardello anzi è una risorsa che può essere formalmente riconosciuta dal sistema universitario. Valorizzare il capitale umano e culturale, anche pregresso, dei nostri studenti internazionali - ha detto - è un’occasione di arricchimento fondamentale per l’Università e non farlo sarebbe un’occasione sprecata”.

Lo scorso anno Uniba ha sottoscritto, tra i primi Atenei in Italia anche il Manifesto Unhcr delle università inclusive.
In Italia Unhcr ha da poco iniziato a occuparsi di Università. E’ un impegno nuovo ma importante perché se è vero che prima vengono i bisogni primari, il cibo, l’alloggio, l’accoglienza che ha ancora molti problemi, non dobbiamo dimenticare che un rifugiato deve avere la possibilità di ricostruire la propria vita e l’Università può far parte di questa ricostruzione. Oggi però solo il 3% dei rifugiati ha accesso a una formazione accademica contro il 37% della popolazione mondiale. Il nostro obiettivo è passare al 15%. Un obiettivo impegnativo m ain Italia c’è un potenziale diffuso e tante occasioni di inclusione come dimostra l’Università di Bari”. Michele Telaro, durable solution associate Unhcr Italia, ha preannunciato durante l’incontro di Uniba la prossima costituzione di focus group dedicati all’ascolto dei rifugiati che accedono o vogliono accedere ai percorsi formativi superiori. “Vogliamo capire quali sono le difficoltà e quali gli strumenti che agevolano l’accesso, creano un terreno fertile per la formazione universitaria dei rifugiati in Italia”.

Quando parliamo di immigrazione dentro l’Università – ha detto Nicola Coniglio, Docente di Politica economica portando i saluti del direttore del Dipartimento di Economia Vito Peragine – non facciamo solo didattica, ricerca, statistica, giurisprudenza. Cerchiamo di dare un contributo a un dibattito spesso contaminato dalla paura del cambiamento e dell’instabilità. Ma il cambiamento è fondamentale anche per i Paesi che ricevono immigrazione, non un danno. Lo scambio di esperienze è una forma di ricchezza ma servono estrattori di valore. Tra questi c’è proprio l’attività del C.A.P. che cerca di trasformare l’accoglienza in un valore aggiunto per l’Università di Bari”.

Sul valore dei servizi universitari anche Paola Benevene del Direttivo Nazionale della Ruiap, Rete Italiana per l’Apprendimento Permanente: E’ possibile cambiare in meglio ed è anche necessario. L’esperienza stessa fatta dai rifugiati che accedono alle nostre università serve a migliorare i servizi che offriamo ma soprattutto serve ad altri rifugiati che possono sentirsi incoraggiati ad intraprendere questo percorso, a capire che è una strada possibile”.

A chiudere l’incontro a cui hanno partecipato studenti originari della Libia, della Siria, della Palestina, del Mali, della Nigeria, del Camerun, dell’Iraq e del Pakistan è stato il Direttore del Dipartimento di Scienze della Formazione, Psicologia e Comunicazione, Giuseppe Elia: “E’ necessario imparare a parlare di capitale umano e di economia umanizzatrice. Il nostro tempo postmoderno e globalizzato ci impone una sfida. Se vogliamo raccoglierla per andare avanti e rendere le nostre società più umanizzate, la formazione è strategica. Se vogliamo parlare di coesione sociale dobbiamo creare reti e relazioni, cogliere il senso della diversità sconfiggendo la paura e lavorando insieme per un comune destino planetario”.


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pubblicato il 20/06/2020 ultima modifica 09/05/2022