La lotta contro il razzismo deve essere un riflesso quotidiano
“La lotta contro il razzismo deve essere un riflesso quotidiano. Non bisogna mai abbassare la guardia”.
Lo scrittore, poeta e saggista marocchino Tahar Ben Jelloun scrive nel 1998 Il razzismo spiegato a mia figlia spiegando che è frutto di paura, ignoranza, cattiva formazione.
“Un bambino non nasce razzista. E se i suoi genitori e i suoi familiari non gli hanno messo in testa idee razziste, non c'è ragione perché lo diventi”.
Anche la convivenza si impara, anch’essa è un fatto di educazione e l’educazione dovrebbe prevedere di combattere sempre, ognuno con il proprio ruolo, il razzismo.
Occorre ad esempio “rinunciare a idee preconfezionate, a certi proverbi che vanno nel senso della generalizzazione e di conseguenza del razzismo. Bisognerà arrivare a eliminare dal tuo vocabolario delle espressioni portatrici d’idee false e pericolose. La lotta contro il razzismo comincia con il lavoro sul linguaggio”.
Perchè il razzismo "si esprime con insulti, con espressioni abituali e umilianti, piene di disprezzo" (avete mai pensato a quale carico razzista comportino modi di dire come “lavorare come un negro”, “tirchio come un ebreo”, “vestirsi come una zingara”, “fumare come un turco”) per poi passare all'azione, a fatti, a segregazioni.
“Non dimentichiamoci - scrive - che lo sterminio nazista degli ebrei è cominciato con insulti, con parole di odio, che poi si sono trasformate nelle camere a gas”.
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