Il pregiudizio è subdolo come un virus

“Erano tutti con le mascherine, ci stavano aspettando come fossimo marziani. Non ci hanno fatto scendere e rimbalzavano notizie fra il comandante, un ispettore della salute delle Mauritius e la Farnesina, poi il colpo di scena: scendono tutti ma non chi arriva da Lombardia e Veneto”. Così il racconto dei 40 italiani che si sono “sentiti trattati come pacchi”, raccolto da Repubblica. 

“Siamo stati scortati, come se fossimo dei criminali, con un concentramento di forza dell'ordine che non ho mai visto in vita mia. Una volta arrivati in aeroporto ci hanno divisi: in tre sono partiti subito per Milano, io e un mio amico invece siamo rimasti in attesa per diverse ore. Dovendo assistere fra l'altro a scene di ordinaria follia, come la gente del posto che ci insultava solo perché italiani e sospettati di poter contagiare qualcuno”. Questa è invece la conclusione della vacanza ai Caraibi di alcuni crocieristi partiti da Civitavecchia riportata da Il Messaggero.

Gli italiani? Potenziali veicoli di coronavirus: vietato l’ingresso, meglio starne alla larga. E’ il messaggio che passa, gira, si diffonde subdolo come il virus.

All’estero la paura del contagio sfocia in “misure precauzionali” che rasentano la discriminazione. Al di là delle necessarie misure di sicurezza e cautela, si va ben oltre la profilassi, le norme di igiene pubblica, il buon senso. 

C’è un problema di paura sociale: “C’è gente intono a noi – hanno detto molti italiani all’estero - pronta a trattarci come appestati”. 

La domanda che questi italiani ci pongono è: riusciamo a capire quanto subdolo sia il pregiudizio?

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pubblicato il 09/03/2020 ultima modifica 09/05/2022