Conoscersi per iniziare a capire

La diversità fa paura, spaventa. Ma se si inizia a conoscerla, s'incomincia a capire dove nasce la paura e che c'è uno spazio per non averne.

Proprio lì si comincia a conoscere l'altro e a capirlo. Proprio lì si comincia a cambiare se stessi, a valutare le proprie percezioni, a declinare le definizioni sulla base delle nostre esperienze.

E' uno spazio di interazione, di interscambio nel quale ci si rende conto che in esso si riducono le distanze, le differenze, le barriere, e sostanzialmente le nostre difese. 

Abbassare la guardia però, non è perdere (la propria identità), essere sconfitti. Ma capire che c'è una possibilità di evoluzione, di cambiamento, che poi è il più naturale dei fenomeni. Ogni primavera non diventa un'estate che poi si trasforma in autunno che si evolve in un inverno che poi ritorna primavera? Un girino non diventa una rana? La notte il giorno? Un adulto non diventa un anziano?

I confini hanno il potere di "contenere", di non far uscire e non far entrare, di distinguere un dentro da un fuori. Le definizioni, a loro volta, hanno il pregio di essere rassicuranti, contribuendo a definire la realtà, le danno confini semantici. Quando si possiede il vocabolario che definisce ciò che ci circonda abbiamo una forma di controllo su di esso, un potere che ci rassicura. Quando viceversa c'è un elemento sconosciuto o che apporta scompiglio dentro un quadro definito, scattano meccanismi di reazione, di difesa e attacco.

"La paura più temibile è la paura diffusa, sparsa, indistinta, libera, disancorata, fluttuante, priva di un indirizzo o di una causa chiari; la paura che ci perseguita senza una ragione, la minaccia che dovremmo temere e che si intravede ovunque, ma non si mostra mai chiaramente. ‘Paura’ è il nome che diamo alla nostra incertezza, alla nostra ignoranza della minaccia, o di ciò che c’è da fare".

Zygmunt Bauman, il sociologo e filosofo polacco padre della postmodernità e della “società liquida”, ci dice che lo straniero è colui che incarna l’incertezza, proprio ciò di cui abbiamo paura.

E se invece di credere che stiamo dando all'immigrato di turno mirabolanti occasioni di crescita e sviluppo, pensassimo che lo straniero può diventare una possibilità di emancipazione per noi? 

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pubblicato il 03/04/2018 ultima modifica 09/05/2022